BARBONE

Barbone poesia il Principe

BARBONE

Sono sudato con lo zaino alla stazione
ho offerto una sigaretta ad un barbone,
nel mentre è passato un cieco con un cane,
una stretta allo stomaco da togliere la fame,
stavo pensando alle cose che mancano nella vita,
a quanto, per distrazione, si dimentica senza fatica.
Al barbone mancava una sigaretta,
a me tutto il resto,
compreso il coraggio di ammettere
che quel che ho è abbastanza.
Ci vuole coraggio a vestire
un abito fatto del solo divenire
ma ci vuole più coraggio a chiedere,
umiliando la dignità per mangiare,
qualcosa per andar poi a vedere
ciò che è davvero abbastanza
compresa la giacca, per non cadere.
Siamo figli dei giudizi facili,
lanciati da dentro i nostri abiti,
fuggiamo dagli occhi di un’altra condizione,
per paura che a guardar bene ci resti l’alone
di una vita non nostra, sfortuna o meno che sia,
che l’unica cosa che conta, è che non sia la mia.
Vestire i panni di una richiesta sincera
costa troppo per poter dare anche solo un sorriso,
la coscienza chiede se l’esigenza sia vera
e nel dubbio è meglio cambiare espressione del viso.
E così un altro po’ di anima scivola via,
non sentiamo più niente, resistendo all’empatia,
coltivando solo il nostro limite
parlando solo con il nostro simile.

È difficile indossare i panni di una tragedia,
ben più facile è invidiare i più fortunati,
è difficile non restare nella comodità dell’inedia
che ci fa vedere solo quello che siamo
e non quello che, in un diverso stato,
saremmo potuti anche noi essere stati.

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