Cronache di un timido…una serata in discoteca

Cronache di un timido: come sopravvivere ad una serata in discoteca

Cos’è un timido, Cosa fa un timido? Queste sono le sue cronache.

Immagina una persona appoggiata ad un muro in una discoteca: c’è musica e tutti (o quasi) ballano. Un timido è un buon osservatore, un regista dei dettagli: nota cose che il 90% delle persone non notano, salvo rare eccezioni. Perché resta sullo sfondo, ha visione di insieme, il timido; inoltre ha molto tempo e soprattutto, non molte tentazioni.

Non è bravura, si tratta di “mestiere“.

C’è una ragazza che balla molto bene, ha ritmo e segue la musica, ma i suoi movimenti sono troppo duri, troppo nervosi per non pensare a qualcosa che sta allontanando. Non è serena, chissà a chi dedica quella danza liberatoria.

Poco distante un gruppetto di amiche che ridono tra loro, troppo più piccole dei vestiti che indossano, non reggono bene l’alcool o meglio, non sanno neanche loro perché stanno bevendo, e probabilmente neanche cosa. Troppo superficiali ed acerbe per il tipo di serata.

Ancora oltre una ragazza con due occhi devastati da chissà cosa, non riesce ad essere armoniosa neanche volendo, anche se si nota poco perché la sua amica è naturalmente simile ad un uomo nel portamento, nel modo di camminare, gesticolare e ballare. Inavvicinabili, sotto ogni punto di vista.

Ecco, è esattamente questo il problema.

Un timido pensa troppo

Il più delle volte ha ragione ma, pensa troppo e, come dicevo, è un regista di dettagli e di storie inesistenti nella vita reale che assumono dimensioni considerevoli nella sua mente. Sai quando hai bene in mente una scena, e non manca niente, quando tutto dovrebbe andare come deve andare per dare fluidità all’azione? Ecco, io non ne ho la forza, me ne rendo conto. Parlo proprio di forza motrice per completare l’azione.

Pensiero, Schema, Muro

Mi fermo prima, perché inizio a pensare, ed è un attimo che il pensiero si trasforma in schema, lo schema diventa muro, e l’azione inevitabilmente è destinata ad infrangersi contro lo stesso. Inizio a pensare di non essere adatto, di non essere giusto, di non dire la cosa giusta, di suscitare reazioni al limite del ridicolo, o del patetico, e questo è il freno motore più grande per chi non ha la faccia tosta e la noncuranza di fregarsene.

Una reazione del genere è un treno in faccia per chi sta lì a pensare!

Ti crolla addosso il mondo ed il tuo pseudo orgoglio che hai costruito in anni di sana e costante limatura sui potenziali errori, crolla come il castello di sabbia perfetto alla prima onda anomala. Resta solo la delusione, e quella te la porti dietro, come un marchio a fuoco, come una cicatrice, hai voglia a leccarti le ferite.

Sta sempre lì. E quindi cosa fai?

I possibili scenari “fallimentari dalle cronache di un timido

1) Crei scenari fallimentari in cui sicuramente non potrebbe mai accadere che ti si risponda ad un “ciao”, o che si possa iniziare a parlare, o a ballare, insomma ad interagire in modo naturale. “Non potrà mai essere, andrà male lo so, figurati se sta lì ad aspettare me, sarei il solito che si avvicina e che non è abbastanza“.
Magari è fidanzata, magari pensa ad un altro, magari non pensa proprio a nessuno e quindi in quel nessuno rientro anche io.
2) Crei scenari fallimentari in cui lei non è abbastanza, perché troppo stupida, troppo frivola, troppo egocentrica, troppo bambina, troppo fatta, troppo bella, troppo poco bella, troppo mascolina, troppo esagerata nel vestire, troppo santa, troppo puttana, etc, etc.

Insomma di tutto pur di creare delle giustificazioni assolutamente razionali e corrette per far dire a sè stessi che il non aver agito è in assoluto la scelta più sana e corretta per la nostra sopravvivenza.

Perché alla fine di quello di tratta.

La paura di accettare la sfida

Si tratta di mera indeterminatezza in cui cullarsi, per paura di avere una risposta alla sfida, all’essersi messi in gioco. “Se non ci provo, non lo so. Non so se ci sarei riuscito, ma se ci provo ho la consapevolezza di averci provato e di aver fallito (o di avercela fatta).
La cosa più bella di tutto questo discorso, è che è riferito sia all’uomo che alle donne.

Le cronache di un timido, di tutti i timidi del mondo sono piene di questi meccanismi mentali.

Le donne hanno questa capacità di essere incredibilmente spietate ed incredibilmente sciocche nel perdersi in un bicchiere d’acqua di domande che si fanno da sole da andare in corto circuito mentale.

Sai quante donne insicure e timide non si lasciano andare per raggiungere questa certezza?

Chissà se mi sta pensando, chissà se ha notato che stasera ho i capelli appena fatti, che mi sono truccata bene, che ho un abito in cui mi sento particolarmente figa.

(a volte a torto, a volte a ragione)

Ho l’intimo abbinato al reggiseno, noterà questa “finezza”?

Rispondo io per tutti. NO!

Notizia del secolo. L’uomo non lo nota.

L’uomo superficiale, che notoriamente non è un timido, non nota queste cose. Nota il primo strato di vestiario, più o meno abbondante non presente sul corpo della donna. In base a quello poi, come una sorta di meccanismo di valutazione interna, secerne un giudizio complessivo per cui scatta un “ping”nel cervello che certifica o meno, il superamento del test mentale. Il tutto, stranamente per un uomo, nell’arco di 7,8 secondi.

Funziona così

Non le ho fatte io le regole, non li ho impostati io i parametri, ma sono questi. So che può sembrare assurdo, strano, quasi inquietante, ma è così. Una volta compreso ciò, siamo tutti a cavallo, uomini e donne, timidi e non. Questo è un meccanismo che si autoalimenta e che esclude per forza di cose chi ci pensa, chi riflette, chi ha paura di sbagliare, chi resta immobile.

Sai chi vince?

Paradossalmente, chi non ha contenuti, chi non ha nulla da offrire, chi può mostrare solo fumo e dietro non ha nulla.

Un timido queste cose le sa, ci convive da anni.

Cronache della definizione di un timido

Aspetta come il Santo Graal il momento in cui, un giorno, arriverà la rivincita. E davvero chi merita avrà la sua vendetta, il giusto riconoscimento, ed ancora il valore riconoscerà il valore, e tutto sarà livellato correttamente, e non vi saranno errori o incidenti di percorso. Il riconoscimento sarà naturale, come primo imprinting, e nessuno potrà dire che sia sbagliato. Tutti saranno convinti che era giusto che quei due si incontrassero, perché era ovvio a tutti, tranne che a loro, quasi inevitabile nella sua naturale attrazione.

Le reciproche timidezze cadranno, ed i valori fondamentali per anni sopiti, magicamente emergeranno, ed insieme saranno migliori in un’opera di completamento quasi simbiotica.

E vinceremo noi, perché avevamo qualcosa da dire.

In cuor suo, un timido è un anarchico nascosto che chiede solo giustizia.

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