Dylan e Nina…

Cronache di Dylan e Nina da un sushi bar

Era una giornata torrida.
Il sudore mi scorreva anche dalle sopracciglia. Sembrava che il maledetto inferno fosse arrivato sulla terra proprio per accogliere noi poveri diavoli che siamo in strada alle ore 13:00 per la pausa pranzo. Mi aggrappavo all’idea che l’aria condizionata e la presenza di Dylan e Nina allietassero per un’ora le mie pene. Ma probabilmente capitai nel giorno sbagliato.
Ricordo ancora quel giorno infernale in cui il riflesso della vetrata del sushi bar sanciva per l’ennesima volta l’incontro di due anime in chiaroscuro, pronte a tutto fuorché a mangiare. Ma si sa, c’è bisogno di una scusa.

Anche quando l’unica fame che hai è solo quella di avere risposte alle tue domande, vero Nina?
Quel giorno aveva degli occhi bellissimi, seppur pieni di lacrime conservate e pronte ad esplodere, come mine sulla faccia di Dylan. Lui sedeva alla mia sinistra, appoggiato con la schiena alla parete e le gambe distese, approfittando dei cuscini e dell’enorme struttura in legno che contornava le vetrate tipiche dei sushi bar. Alla mia destra Nina, seduta composta ed impettita, una soldatessa Jane in cerca di risposte a domande troppo solite e consuete da ispirare tenerezza ed empatia per il solo tentativo.

Al centro io, scrutatore non votante, testimone di questa dolce battaglia a suon di risposte scomode che tanto avrei voluto evitare. Ma si sa, alcune cose sono inevitabili, come poli opposti che si attraggono. Alla mia destra il polo positivo, alla mia sinistra il polo negativo, ed io al centro composto per la parte sinistra dal polo positivo, e per la parte destra dal polo negativo.

Dimmi tutto

Dylan: «allora, hai accennato al fatto che volevi parlarmi. Eccomi qui, dimmi tutto»
Nina: «ma sai, ho notato alcune cose, ti stai allontanando. Io me ne rendo conto. Un po’ ti conosco, no?»
E lo conosceva, bene come solo una donna innamorata sa fare.
Quella capacità di cogliere dettagli e sfumature, anche anatomiche, di Dylan che Nina aveva, mi aveva sempre affascinato ed inquietato. Dylan era il suo spettacolo e Nina era in prima fila. La fan numero uno di un artista talentuoso ed inconsapevole.
Dylan non rispose subito, si prese una delle sue pause guardandola negli occhi, lasciando che i suoi occhi neri parlassero a Nina, come se stesse trasmettendo delle immagini mentali esplicative delle sue successive parole.

E lì accadde.
Lacrime silenziose rigarono il volto di Nina, lacrime fiere, forti, lacrime spontanee e dolci.
Il volto di Nina era stranamente sorridente, solo quelle lacrime tradivano il suo momento di imbarazzo, quasi a scusarsi di non esser riuscita a trattenersi. Erano lacrime di una guerriera, di una tosta, di chi lotta da una vita e non si arrende. Lacrime di chi per un momento ha abbassato la guardia per sfinimento.


Lacrime a cui bisogna riconoscere il massimo rispetto. Avrei voluto tirare un pugno in faccia a Dylan in quel momento, ma quando incrociai il suo sguardo, capii che anche lui, se avesse potuto, si sarebbe dato un pugno in faccia da solo.
Ed il suo di pugno, avrebbe fatto sicuramente più male…

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