FA MALE (l’esercizio volto al niente)
Fa male fare male specie quando non vorresti
è utile a te stesso come in spiaggia se ti vesti
condanna nella mente il pensiero ormai scomparso
goccia sulla lingua in un deserto sparso ed arso.
Cadono castelli di promesse silenziose
sfuggite, non rincorse, ammantate tra le cose
pigro accesso ad una comoda abitudine
indolente speranza che tutto venga facile
la compagnia preferita alla mera solitudine
da gioco ti rende un assassino abile.
La presenza come un coltello entrato
sorridi alle tue buone intenzioni
l’assenza come chi è già uscito
lacrime dai tuoi occhi buoni,
in attesa di una resa che è già cambiamento
il rispetto del segno rimasto sul corpo
è il fiero orgoglio dell’accanimento
di chi con coraggio si è speso troppo.
L’esercizio volto al niente è rimasto
dentro di te ed una domanda: e poi?
Cosa se non il sentirsi ancora guasto
funzionavo solo quando eravamo noi.
Dalla finestra una luce, il fumo di una sigaretta
chissà cosa pensano gli osservatori
mi fa ridere l’immaginazione che scorre in fretta
sapessi le fantasie e quanti errori.
L’esercizio volto a niente è una prigione
banale ed orgogliosa solo per l’adulazione
di chi prima ti adora e poi stanca d’astenia
ti saluta, ti abbandona e se ne va via.
Fa male fare male tra i gesti onesti ma modesti
nudo tra i resti di quel che sei ed invece saresti.