Il Potere… cosa puoi o non puoi fare quando hai il potere

parte 1

Le piccole cose

Io ho 30 anni, e pur essendomi sempre definito una persona dinamica, non ho mai vissuto un tale sconforto e dipendenza.Siamo in realtà dipendenti da tutto, anche e soprattutto dalle piccole cose.
Cosa sono, in fondo, le piccole cose?
Roba di poco conto: una sveglia, un compleanno in agenda, un accendino se sei un fumatore.
Non ci si ferma mai a pensare a queste cose.
Ed è un errore.

Ricordi di università

Per quanto sia banale e facilmente rilevabile, dei piccoli gesti (possedere un accendino, far accendere una sigaretta) a volte riescono a cambiare la giornata ad una persona. Ricordo, nei miei studi universitari, e lo dico senza vergogna, che un’assistente di ruolo di un’ importantissima università italiana, dinanzi ai miei occhi bocciò 6 esaminandi a me precedenti, persone non da 30 ma di indubbia preparazione, per il semplice fatto che avesse terminato le sigarette.

Mia fortuna fu non solo di aver studiato per quell’esame, ma di avere la tempestività di offrirle una sigaretta: rito che, salvo imminenze temporali, espletavo frequentemente, ma in solitaria, prima di ogni mio esame, per stemperare la tensione. Ovviamente l’indegna fortuna che sempre NON mi accompagna, fece sì che la medesima assistente a cui pare avessi salvato la vita con una semplice sigaretta, non fosse stata la stessa con cui sostenni ai tempi l’esame.

C’è chi nasce con la camicia

Vabbè, ma c’è chi nasce con la camicia, io al massimo ho avuto una canotta, come ho sempre sostenuto. Sta di fatto che l’episodio in sé mi colpì, nonostante avessi rimediato un più o meno ingiusto 26 al mio primo esame universitario, perché compresi un paio di cose, alcune delle quali mi ritornano in mente ora a 30 anni, e per questo motivo ne posso parlare ora.

Considerazioni

1) Non dimenticare mai il potere taumaturgico delle sigarette in una donna, specie se single ed evidentemente stressata (è un’affermazione sessista, lo so, ma ciò non vuol dire che sia meno vera).

2) Il potere logora chi non ce l’ha

Giulio Andreotti

Ora, tralasciando l’ovvia citazione di una frase di una persona ben più intelligente di me (Andreotti n.d.r.), la riflessione è davvero seria. Perché quell’assistente poteva permettersi di far sì che una sua dipendenza (neanche delle più gravi) obnubilasse il suo giudizio in modo tale da bocciare in sequenza 6 candidati (non preparatissimi ma neanche vergognosamente tali da meritare una bocciatura) senza colpo ferire, per il puro piacere di andare a comprare l’agognato pacchetto di sigarette al bar di fronte l’università? (tralascio volutamente il mio apporto provvisorio di nicotinica compensazione, dovuta al caso, al destino).
A tale quesito il me stesso di 30 anni ha una sola risposta e badate bene che non è banale.

Il Potere e la competenza

Non parlo mica di potere solo economico. Il potere si esplica in forme diverse, a volte rarefatte, a volte incomprensibili, a volte nascoste ma di sicuro non banali. Quest’assistente aveva il potere di mandare a casa,e rovinare la psiche di futuri avvocati, magistrati, assassini, o chissà cos’altro, in buona parte per un semplice vezzo. Cosa gli ha permesso di agire in tal modo?

Il potere.

Il potere di star lì a giudicare. Badate bene, ho detto il potere,non la competenza, sono cose diverse.
La competenza presumerebbe il potere. Il potere non presume la competenza.
Il potere in sé rende tendenzialmente dei mostri, a qualunque livello lo si applichi, ed in qualunque modo lo si esplichi. Mi spiego meglio. Il potere è un concetto ben diverso dalla ricchezza, sebbene spesso i concetti si confondano. Potere vuol dire, poter fare, poter cambiare lo status quo, discorso potenzialmente inerente la sfera attiva della persona, e non quella passiva, o attiva indiretta del “mi aspetto che una persona faccia al posto mio“.

Potere e fare

Bene, da questa premessa discende un discorso inevitabilmente collegato ai limiti di ogni persona. Se io posso, ho meno limiti di chi non può fare quello che io so fare (scrivere, recitare, cantare, ballare, fare una pizza, scrivere un articolo, un atto di legge, creare una locandina, etc,etc,etc). Il punto è che chi ha il potere, pur non volendo, ha la possibilità di agire. Chi non ha il potere, pur volendo, non può cambiare proprio nulla.
Sarà nobilissimo ed eticamente ineccepibile condividere nella povertà assoluta un tozzo di pane, e ci saranno fiumi di articoli, foto, belle parole e retorica a palate, ma l’atto in sé non cambia: “è una persona povera che condivide, in modo solidale, un pezzo di quel poco che ha con un altro che ha ancor meno”.
Bellissimo.
Ma il giorno dopo al povero condividente, ed al povero ricevente, non sarà cambiato proprio nulla. Quindi,la stessa possibilità di agire, piaccia o meno, si ricollega sempre allo stesso valore: il potere.

il Potente

Solo chi ha il potere ha la capacità attiva, non etica, di cambiare le cose.
Se questo non vi entra in testa, scusatemi, ma siete tarati, ipocriti, o entrambe le cose.
Parliamoci chiaro: il Potente può agire per etica, per immagine, o per profonda redenzione, o per tutte queste belle cose. Ma può. Può anche non agire, e nessuno gli può dire nulla. L’impotente, pur animato da un sacco di belle intenzioni, non può cambiare assolutamente nulla se non le coscienze.
Ma chi è che oggi dà retta alla coscienza? Neanche i preti!

Quindi, di che stiamo parlando?
Adesso rimando ad altri momenti il prosieguo del discorso, che nonostante tutto quanto detto ora, è lungo, molto lungo…

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