Dialoghi sulla sofferenza e sull’amore
Onde di Carta
D.= «Ora, io non dico di aver ragione o di avere la cosiddetta verità in tasca. Ma io ricordo! A me non capita mai di dimenticare. Ricordo tutto come se fosse ieri, ed a volte vorrei non ricordare. Ricordo le lettere, sia quelle lette che quelle scritte, e ricordo una cosa in particolare. Le onde di carta».
«Le onde?»
D.= «Si, quelle leggere pieghe che prende la carta quando la bagni, ma con le lacrime. Hai presente? Non ne vado né fiero né me ne vergogno. Ma ricordo. Ricordo la sensazione tattile anche quando si asciuga la carta e resta il bozzo. Se chiudi gli occhi e ci passi le dita le senti ugualmente, in quel punto della carta, come punto di riferimento del dolore.
Su quella parola, su quella frase tu hai pianto.
Tutto il resto non conta. Conta solo il punto di riferimento del dolore. E non voglio dire che è stato giusto, sbagliato. Semplicemente è stato. Ed è stato difficile, doloroso, ma comunque è stato.
Quante lettere d’amore bruciate
E non erano solo inchiostro e carta, erano sudore, lacrime, parti di te che hai trasfuso in carta e cenere, che non torneranno mai più. Hai presente quel dolore forte al petto che provi quando hai la sensazione fisica che qualcuno abbia il tuo cuore tra le mani ed inizi lentamente a stritolarlo fino a farti mancare il fiato? Ecco, io quel dolore non l’ho mai dimenticato, è atroce. Quando ti stritolano il cuore senza dolcezza, senza pietà alcuna, ed una volta finito, lo gettano via come un giocattolo usato che non dà più soddisfazione. Ma era il tuo cuore, non un giocattolo di plastica. Quella sensazione non voglio riviverla, mai più.
Si, vabbè, capisco il discorso di chi dice: “ma così facendo non proverai mai più nulla, non ti metterai mai in gioco fino in fondo, se non vivi tutto come fai a capire la dialettica dei sentimenti di chi è innamorato”.
Beh, sai che ti dico? Si fottessero questi Neruda dei poveri, io ricordo solo quell’immenso dolore e so di non volerlo più provare.
Non voglio più essere timido e debole come è stato, non voglio più piangere fino a finire le lacrime.Voglio essere io quello che ha la stretta sul cuore di un’altra persona, perché io so essere più buono. So capire, so sentire la sofferenza. Ci vuole rispetto, chiaro?
Il problema è che non c’è rispetto.
Bisognerebbe dare all’amore ed agli innamorati, quelli veri, lo stesso rispetto che si dà ai morti.
In silenzio, con discrezione, con tatto.
Poi finisce, ma abbi rispetto di chi prova verso di te un sentimento sincero!
No, devono sempre accoltellarti ridendoti in faccia, magari umiliandoti, giusto per non farsi mancare nulla.
Ed allora io voglio essere diverso, voglio avere il comando della nave, voglio avere l’onere e l’onore di non dover per forza stringere se ho un cuore tra le mani. Tu magari pensi che sia solo paura. Vero, ma io non fingo, non mento, sono sincero, a volte crudo, ma sempre sincero e rispettoso. Perché io sono stato vittima prima di essere carnefice, e so cosa vuol dire sanguinare ogni giorno in attesa di un minimo riscontro che vale quanto ossigeno nello spazio. Non rinnego il mio passato, ma quel dolore non lo auguro neppure al mio peggior nemico.
Quindi se oggi sono così è perché ho donato un cuore nuovo, immacolato, pulito, ed in ritorno mi è rimasta solo cenere.
Di tutte le lacrime, il dolore, la sofferenza, i sentimenti puri, mi è rimasta solo la cenere. E sai cosa ho fatto?L’ho soffiata nel vento giurando a me stesso che una cosa del genere non sarebbe mai più accaduta».
«Dylan questo è in assoluto uno dei discorsi più cinici che ti ho sentito fare da quando ti conosco. Sai quale è la cosa più strana?»
D.= «No, cosa?»
«Che mi hai convinto, maledetto!»