Un Natale senza sabbia…

Un Natale senza sabbia, come questa la mia lettera.

Amico mio,
ti penso spesso in questi giorni. Sono quasi 2 anni che non ci vediamo, e mi manchi, come mi mancano tante cose che solo io so che ti mancano e mancheranno. Anche capire la mancanza è un valore, che so tu comprendi, ed è per questo che ti sto scrivendo. Un po’ mi manchi, un po’ vorrei tu fossi qui, per farti vedere e vivere quel che io mi trovo a vivere. Non so come mi vedresti.
Ed anche di questo sono veramente curioso.
Sono a Ginevra ora, ma voglio parlarti di me, non della città.
È quasi Natale, c’è una bella atmosfera. Più viva di quella che mi aspettassi, ma voglio parlare di altro.
C’è un bellissimo posto, e strutture e pontoni ma manca la sabbia. Io se non vedo la sabbia non mi rendo conto di quanto si nutra di natura l’acqua. Quindi non so fino a che punto la stessa funzioni. E mi manca la sabbia vulcanica, o sabbiosa, o vitrea, o nera, bianca: non so come sia quella che dico io, ma mi manca camminare sulla sabbia e sporcarmi i piedi.
Non sto male ma mica bene,
e con te ne posso parlare, perché so che capiresti, quindi ti racconto le cose così come sono andate, senza niente in più, o in meno.

Ho una piccola casa, un monolocale, piccolo ma molto luminoso. Grandi finestre a giustificare l’ampiezza di aria con la metratura sincopata. Un po’ come me, ed anche questo mi piace di casa mia.

Ti racconto un episodio divertente per farti fare 2 risate.

Ieri c’era Sharon a casa. È andata via in mattinata, e casa era chiusa; io perdo i riferimenti quando resto con le persiane chiuse. Mi sono addormentato nel pomeriggio di una domenica come tante. Non volevo fare nulla di che, ma quando hai una casa con le persiane chiuse, perdi la cognizione del tempo. Io mi sono addormentato alle 17:00 davanti ad una serie tv italiana, e mi sono svegliato alle 20:00, pensando che fossero le 8:00 del giorno dopo. Pensavo di aver dormito qualcosa come 14 ore! Non avevo capito di aver ancora una sera da vivere, finché il Google Calendar ed il tempo fuori mi hanno riportato alla realtà. Poi ho rivisto il letto ed ho ripreso le vecchie abitudini.

Pensa che ho chiamato gente, ed a lavoro, per capire che ore fossero.

Ho anche pensato di esser matto, e di aver bruciato un giorno e mezzo, o di averne anticipato uno. Pur solo in sogno, stavo giocando le stesse squadre che sapevo aver giocato quel giorno. E sono stato anche bene quando ho capito che non era lo stesso dannato giorno, perché, una volta persa la possibilità di giocare le medesime squadre che avevano giocato nel pomeriggio, a quel punto ho pensato che tutto fosse frutto di un sogno premonitore, e mi sono solo detto:

«ok, anche se non vincerò nulla, ho mezza giornata in più da vivere.»

E lì ho capito che non sono matto, ma sono solo stressato.

Ma va bene perché ho dormito un’ora e mezza e pare ne abbia dormito 14, che pure è importante.

E soprattutto non sono in ritardo a lavoro, che qui pure è importante.
Adesso ti lascio perché qui tutto è funzionale, tranne me.
Ma conservo questa cosa come un dettaglio, un vezzo, da non dover ancora spiegare. Per fortuna.
Comunque…
Ginevra è bella ma, come ogni città fredda, non vive di gente e di calore.
Ti penso spesso, amico mio
anche se non c’è il mare, in questo Natale, anche senza sabbia.

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