Quella sera Dylan mi chiamò.
D.= «Ciao, sono in compagnia di una bionda, una rossa e… Come stai?»
«Beh, tu si che puoi permettertelo, beato te. Ma dove sei ora?»
D.= «Come se importasse. Le città, dopo un po’, sono tutte uguali. E poi una casa, d’inverno, è già una città. Viviamo in micro-mondi: se sei socievole, la città che vivi è al massimo il tuo quartiere. Quello dove puoi conoscere il nome del barista sotto casa, del panettiere, dell’edicolante. Casa è dove puoi chiedere “il solito”, mi capisci, vero?»
Tennent’s e Ceres
«Certo, e ti sento in forma stasera. Come mai mi hai chiamato se sei in compagnia? Anzi, mi correggo. Come mai mi hai chiamato?»
D.= «Allora, la bionda si chiama Tennent’s e la rossa si chiama Ceres. Non fanno domande e sono molto tranquille.»
«Eh, immagino. Devo fartele io le domande? Sai che non voglio, non mi hai beccato in un ottimo momento, sai?»
D.= «Cosa succede, ragazzo?»
«Se mi chiami ancora una volta ragazzo, vengo lì e ti prendo a pugni davanti a Tennent’s, Ceres, e chi altro hai lì.»
D.= «In effetti c’è una ragazza, si chiama Sharon ed è molto bella. Un po’ troppo aggressiva, forse non ti piacerebbe. Truccata in modo molto deciso, da modella consumata. Sta pippando cocaina, ma è un bene, perchè io sto bevendo e stasera non ho voglia di scopare. Sono triste.»
«Come mai? Nel senso, non voglio dire perché non hai voglia di scopare ma, perché sei triste?»
D.= «sono triste perché mi sento inutile, senza senso. Ti capita mai?»
Ogni maledetto giorno
«Ogni maledetto giorno. Forse per motivi diversi dai tuoi ma…ogni maledetto giorno.»
D.= «Sento che la vita mi sta sfuggendo di mano, hai presente quei meccanismi di esternalizzazione che a te piacciono tanto? Quelli che tu leggi e studi, e che io faccio in automatico, sbagliando? Mi vedo e sono qui, ma è come se stessi dal di fuori. E mi sento sbagliato. Mi servi tu, vorrei capire. Sto perdendo la strada, non trovo un senso.»
«Dylan, che senso vuoi trovare? Non lo trovo neanche io. Dove vuoi andare? Cosa vuoi fare? Tu non rispondi mai a queste domande.»
D.= «Avessi le risposte, te le darei.»
Il Ruolo
«Dylan, ascolta. Io capisco che non vuoi condividere la tua vita, perché ci tieni e chissà cosa fai o cosa comporta, cosa vinci ma soprattutto, cosa perdi? Se fossi in te direi: sei in casa con delle birre, una modella splendida fatta di neve, e ti stai chiedendo il senso della vita? Non voglio essere superficiale ma, c’è qualcosa che non va. Forse il tuo ruolo ti ha stancato.»
D.= «quale sarebbe il mio ruolo?»
«Questa è una domanda a cui, per rispondere, ho bisogno di te dal vivo, ed almeno di una bionda ed una rossa».
Su alcune risposte Dylan era un talento, ed era chiaro che io stavo imparando dal migliore.