Una sigaretta umida…la lettera di Dylan

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Una sigaretta umida sul balcone

Sono qui alle 3 di notte, fumo una sigaretta sul balcone: nell’aria sento quel sapore di umido che preannuncia pioggia come a non volerti illudere proprio di niente. Si mischia al tabacco ed al catrame che aspiro mentre la carta si consuma lenta, stanca anche lei di morire insieme a me. Si sta bagnando il filtro e la sigaretta sta diventando umida. Di fronte una marea di luci che non dicono ormai più nulla. Sono lontane, piccole, e c’è un silenzio di quelli che possono anche far male, a pensarci su troppo.

È il prezzo della libertà, o almeno questo mi ero messo in testa.

Ma la realtà è che sento di essere lontano dalle luci, da questa città, come dal resto. Io credevo di riuscire ad essere più fluido, di bastare a me stesso, speso nella totalità di rapporti nuovi ed essenziali. La verità è che ci sono giorni in cui mi sento così spento da non voler neanche mangiare, e giorni in cui non ho neanche il tempo di mangiare. Giorni in cui non vorrei vedere neanche me stesso allo specchio, e giorni in cui ho bisogno di vedere gente per sentirmi vivo, e non impazzire considerando tutti delle comparse nella mia vita.

Vittima degli eventi

A te posso dirlo caro amico, questa vita è un casino che manco a farlo apposta sarei riuscito ad immaginare uno scenario del genere. A volte mi trovo ad essere vittima degli eventi, immerso in trame che io ho stesso ho realizzato e che dopo poco sfuggono al mio controllo, se mai vi fosse stato un controllo o era tutta una mia congettura. Dove abito, per quanto lo ricordi, è un porto di mare, come avrai immaginato.

C’è gente che viene, passa, va, in alcuni casi fa guai, poi di nuovo va via.

Ed io mi sento bene, ma svuotato, perché sono come questa casa. Accogliente, ma non compreso. Una cosa che va bene, ma fino ad un certo punto. Quando ci pensi a queste cose, non va mica bene, e mi trovo ad essere ancora più asociale di quanto vorrei. Non ti parlo di avventure alla mille ed una notte: ti parlo di quando sei solo, dei momenti interni, di riflessioni di una vita che sembra spingere sempre verso il basso, come se non potessi mai fare altro.
Ed è una battaglia in cui non muori mai, ma che sai di non poter vincere.

Combatti

Quindi, sai cosa fai?
Combatti, ma poi finisci per dimenticare perché hai iniziato a combattere e tutto perde molto senso. Mi scuso con te per i miei discorsi estremamente vaghi e generali, ma sai che non sono bravo a fare esempi pratici. Io vado a braccio, volo pindaricamente, ma sono sicuro che tu riuscirai a seguirmi.
Ti starai chiedendo, in che città sono, cosa sto facendo e perché.
Credimi se avessi una sola di queste risposte te la scriverei sottolineandola ed in grassetto. La verità è che non lo so, è probabilmente non voglio neanche saperlo. Temo che la risposta non possa piacermi, e quindi preferisco lasciarmi il beneficio del dubbio per evitare delusioni. Mi manca parlare con te in queste notti troppo corte o troppo lunghe, a seconda di come la intendi.

Libertà

Il problema della libertà è che spesso è sottovalutata, perché si lega sempre ad altri fattori che non vai mica a considerare: il tempo, i soldi, la figa,etc,etc. Alcune belle serate le ho vissute, di quelle in cui non ricordi neanche il perché della presenza del male nel mondo, ma in altre il dazio preteso dalla libertà è stato pagato con moltissime ore di profondissima solitudine.

Si può essere soli anche in mezzo alla gente, ma questo credo tu lo sappia anche meglio di me.

Una sigaretta umida

Non so se ripartirò al momento, credo di non aver ancora terminato con questa città, ed essa non ha terminato con me. Ti sono vicino amico, io non sono il tipo che si siede sulla sponda del fiume ed aspetta il cadavere del nemico, piuttosto ci scorro nel fiume.
Mi manca il tuo esser fermo: chi resta lì ora a tendere il braccio per recuperarmi dal fiume?
Ti abbraccio forte amico mio.
Ci rivedremo, non preoccuparti, che questa sigaretta era davvero troppo, troppo umida.

Dylan

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